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Il rispetto per i genitori: 5 punti fondamentali durante l’infanzia

Facci caso: parliamo di “rispetto per i genitori” solo in occasione di una difficoltà educativa. Le mamme e i papà raccontano tutto questo con frustrazione e sofferenza, perché sono abituati a pensare al rispetto solo in termini negativi, quando le circostanze rivelano una criticità, un nervo scoperto, un’adolescenza difficile.

Come educatrice professionale di bambini e ragazzi, quindi, ti lascio alla lettura di questo articolo con due rassicuranti consapevolezze di fondo:

  1. il rispetto per i genitori può e deve esser affrontato in termini positivi. Oltre l’emergenza, la necessità imminente di riparare dei meccanismi che non funzionano, vi è la possibilità di costruire giorno dopo giorno alcune premesse di base. Oggi non condivideremo “come insegnare il rispetto”, ma come stimolarne alcuni semplici comportamenti nella quotidianità. L’idea di fondo, infatti, é quella per cui non vi sia apprendimento più significativo di quello che passa attraverso l’esperienza vissuta. Questo lo confermano le neuroscienze e la grande plasticità cerebrale infantile.
  2. Il rispetto per i genitori è un valore che può esser trasmesso fin dalla più tenera età, attraverso linguaggi e modalità coerenti con l’età del bambino. L’infanzia è una fase privilegiata, in cui dovremmo aver cura di ispirare non tanto la considerazione della figura genitoriale in sé, quanto quella di tutte le persone, in senso più ampio. Questo approccio si rivelerà vantaggioso soprattutto al raggiungimento dell’adolescenza, quando il rispetto sarà riconosciuto non in virtù di un ruolo, ma della capacità di riconoscere l’altro e i suoi bisogni.

Ma ora, bando alle ciance! Ti lascio a 5, semplici azioni utili a favorire il rispetto per i genitori fin dall’infanzia del tuo bambino.

Inserisci abitudini virtuose: il rispetto é uno stile di vita.

Chiariamoci: non ti sto suggerendo di pretendere “grazie” e “prego” fin dall’anno di vita, così da renderle formule meccaniche e ridondanti. Ti sto parlando di abitudini comportamentali vere e proprie, adeguate all’età del tuo bambino. Riordinare prima di servirsi di un altro gioco, attendere il proprio turno di parola: si tratta di una serie di apprendimenti veri e propri, non di richieste che possiamo improvvisare. Dai due anni e mezzo circa, attraverso l’abitudine, aiutiamo il bambino a sviluppare comportamenti adeguati. Interveniamo per costruire i percorsi neurali utili ad attivare determinate azioni; sosteniamo lo sviluppo della corteccia prefrontale, deputata all’inibizione degli impulsi, all’empatia, all’organizzazione. Tutto ciò che è vissuto dal bambino in modo spontaneo, diventa fluido e manifesto. Specie quando è associato al gioco e al coinvolgimento attivo!

Soddisfa i bisogni del tuo bambino e dichiara i tuoi

I bambini hanno una natura egocentrica, lo sappiamo. Ciò non toglie che, a partire dai 3 anni e mezzo circa, é possibile cominciare a “svezzare” il bambino verso la comprensione e l’accoglienza dei bisogni altrui. Da questa età sino ai 5 anni, infatti, i piccoli sono impegnati ad acquisire la cosiddetta “teoria della mente”. Essa consiste nella capacità di rappresentarsi gli stati emotivi altrui, le credenze e i desideri degli altri. La letteratura scientifica sottolinea come in questa fase evolutiva il bambino attraversi evoluzioni importanti, che permettono di gestire sempre meglio la frustrazione, l’attesa, etc.

Come servirsi di queste facoltà per sostenere il rispetto per i genitori? Un modo semplice e quotidiano potrebbe esser dilatare i tempi di gratificazione di una richiesta, laddove questa arrivi quando stiamo facendo altro. Basti pensare a tutte le volte in cui, in un pasto, assistiamo a: “Mamma, mi prendi il gioco?” “Papà, accendi la TV?” e in modo automatico ci alziamo per soddisfare quanto chiesto. In un sistema educativo che voglia sviluppare in modo naturale e positivo il rispetto, invece, può risultare utile rispondere in modo sereno: “Certo tesoro, mamma finisce di mangiare e te lo prende”; “Papà beve il caffè e l’accende”. Condividere con i piccoli le tue esigenze, ti farà scoprire come i bambini sanno allinearsi in modo coerente a certe richieste. Tuttavia, per rendere questa strategia efficace, è indispensabile che venga comunicata in modo disteso (no a recriminazioni o tensione) e fermo (i bambini intuiscono l’insicurezza e fanno crollare i tentativi). L’affettuositá della tua voce, la sicurezza della tua successiva disponibilità, renderanno più tollerabile l’attesa. Provare per credere!

Sii coerente con le azioni del bambino

Soprattutto quando parliamo di rispetto per i genitori, é fondamentale assumere una posizione equilibrata, ma coerente. Tuttavia, non è sempre facile! Nelle consulenze educative emergono due tendenze opposte: da una parte mamma e papà associano il rispetto a richieste che i bimbi non sono in grado di soddisfare (il riordino ad un anno e qualche mese, le formule di cortesia in età precoce, etc.). Dall’altra, quando la frustrazione infantile sfocia in episodi di “aggressività”, la tenerezza suscitata è tale da farci ridere o minimizzare l’accaduto. Queste reazioni producono alcune conseguenze educative: 1 confondono il bambino; 2 rinforzano la reiterazione di certe modalità, poiché riscuotono queste risposte.

Come gestire “l’aggressività” del bambino in modo costruttivo? Ti suggerisco due azioni fondamentali: la prima è quella di anticiparti mentalmente la situazione, per evitare di trovarti spiazzato. Decidere a priori, dentro di te come vorrai gestire l’episodio, ti permette di scegliere e non di subire sulla scorta dell’improvvisazione. Orientare la rabbia del bambino, specie se rivolta a noi, è una delle azioni educative più ambiziose che incontrerai! Vale la pena prepararsi. La seconda, concreta azione che ti consiglio, è di inviare un messaggio chiaro ed inequivocabile al piccolo, che non scoraggi l’emozione, ma la modalità di espressione. Qualcosa come: “No, amore. Ho capito che sei molto arrabbiato con me, ma così mi fai proprio male. Non si può affatto far così”. In accompagnamento a frasi come questa, ti suggerisco di servirti di un linguaggio paraverbale coerente. Va bene fermare le mani del bambino, va bene anche adottare un tono di voce fermo, ma non alto. Tengo a fornirti una specificazione sul tema: ricorda che queste occasioni offrono uno spunto centrale per lavorare sul rispetto, sulla regolazione emotiva, sui limiti… tuttavia, come anticipavo, non possiamo pensare di esaurire l’educazione a sole occasioni riparative.

Ricorda che la condivisione non è tutto

Figli di un retaggio culturale in cui si deve sempre condividere giocattoli o oggetti, abbiamo perso di vista che un principio resta buono fin quando non è estremizzato. L’idea che alcune proprietà siano personali e non cedibili, è infatti una modalità semplice, mediante cui trasmettere il rispetto per i genitori e per gli altri che attorniano il bimbo. Non solo: nella relazione con i coetanei, permettere a tuo figlio di scegliere quali giochi portare al parco per condividerli e quali no, avrà un effetto rassicurante. Prova e fammi sapere!

Usa il potere dell’esempio

Sarai sicuramente informato di come, specie nei primi sette anni di vita del tuo bambino, tuo figlio apprenda per imitazione. Anche il rispetto, quindi, può esser sollecitato da noi adulti attraverso atteggiamenti che lo rispecchino. Al di là della comunicazione non violenta e della disciplina dolce nelle occasioni critiche, ti suggerisco ti prestare attenzione ai contesti di scherzo e gioco. Talvolta, è proprio in queste situazioni di relax familiare che nascono degli equivoci educativi, relativi le modalità con cui si comunica. A tal proposito, ti torna utile sapere che i bambini non possiedono ancora l’ironia e l’autoironia, in quanto competenze evolute del cervello umano. Significa che i tuoi messaggi vengono interpretati in maniera letterale. Questa consapevolezza ti offre due vantaggi:

  1. ti porta ad evitare parole e scherzi che, fraintesi, potrebbero generare rabbia e comportamenti di crisi nel tuo bambino;
  2. previene la possibilità che tuo figlio inizi ad emulare modalità relazionali che tu stesso non apprezzeresti, leggendole come una mancanza di rispetto per i genitori.

In altre parole, ti sto consigliando di evitare di “fare il verso”, usare canzonature o dispetti, anche laddove mossi da una sana voglia di scherzare o ridere. A volte, anche attraverso piccoli accorgimenti alla portata di tutti, possiamo offrire una svolta alle piccole, grandi problematiche educative che incontriamo!

E tu che strategie usi per elicitare il rispetto per i genitori fin dai primi anni di vita?

Scrivici per costruire insieme il percorso adatto alle vostre esigenze, il primo contatto è gratuito!

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