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Per educare un figlio serve neutralità emotiva

Per educare un figlio occorre avere una buona neutralità, perché attraverso la corretta gestione delle nostre emozioni i nostri interventi educativi diventano efficaci. Quando sappiamo di agire nel bene di un figlio, senza lasciarci travolgere dalla paura di una reazione, dal timore di perdere il suo amore, riusciamo a mantenere fede agli obiettivi educativi che ci eravamo dati. Siamo saldi, integri, attingiamo alla forza delle vera guida. Diventiamo capaci di prenderci cura di un altro essere umano in crescita, perché sappiamo offrirgli una direzione da percorrere. Definiamo limiti sicuri, perché non derivano dalla nostra emotività del momento.

Come acquisire la neutralità emotiva per educare un figlio

La neutralità delle emozioni è un processo di miglioramento, un lavoro su di sé. Quando tuo figlio piange, la sintonizzazione emotiva tra voi crea una cassa di risonanza molto forte. Quando il tuo teenager ti urla contro, ti ferisce profondamente. Un ragazzo può farti mettere in discussione  la tua autostima di genitore. Sarà necessario allenarti dunque, capire quali sono i veri significati sottesi alle parole di tuo figlio. Bambini e ragazzi, infatti, amano i genitori sopra ogni cosa. Il senso di impotenza, di dipendenza dal genitore, però, talvolta li fa esprimere con una carica distruttiva.

La domanda principale che ti devi porre per educare un figlio

Per educare un figlio, per imparare a neutralizzare tante delle emozioni che scatena in te, puoi cominciare a porti una domanda: ma di cosa ha bisogno mio figlio, adesso? Di un intervento più fermo? Di un abbraccio? Questa domanda ti aiuta ad acquisire un miglior livello di neutralità. Essa focalizza l’attenzione su tuo figlio, sull’obiettivo che ti sei posto, piuttosto che sui sentimenti passeggeri che provi in quell’istante.

Un buon grado di neutralità emotiva ti rende un genitore libero, capace di orientare le scelte educative sempre in direzione del bene di tuo figlio.

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